La Prima Assemblea Nazionale organizzata dal nuovo coordinamento “ReStrike – precari3 della ricerca”, ha visto la partecipazione di circa 200 persone in presenza e 100 online. Ricercator3, precari3, dottorand3, docenti, hanno stimolato un dibattito di circa 3 ore sulla cosiddetta riforma del reclutamento universitario (L. 79/2022), approvata a giugno con Decreto Legge, in assenza di qualsiasi dibattito pubblico, politico o accademico e, più in generale, sulle condizioni di lavoro nel sistema universitario italiano a valle di decenni di precarizzazione.

L’Assemblea è stata aperta dai membri del Coordinamento che hanno prima esposto la nuova riforma e i suoi immediati e drammatici effetti, poi la piattaforma rivendicativa di Restrike e una prima proposta di mobilitazione da mettere in campo entro fine anno: la data di scadenza del regime transitorio della legge, nonché per l’approvazione della nuova legge di bilancio.

Le proposte dell’assemblea sono state divise tra quelle di carattere rivendicativo e ‘politico’ e quelle organizzative, inerenti alle possibili forme di mobilitazione, cercando la convergenza con altri settori in agitazione. Sono state ampliate, arricchite e definite durante il lungo dibattito partendo da alcune brevi linee guida impostate dal gruppo di coordinamento. Si riportano di seguite le linee guida emerse a valle dell’assemblea.

La legge abolisce il cosiddetto “assegno di ricerca” e lo sostituisce con il “contratto di ricerca”. Sulla carta si tratta di  un  miglioramento. Si passa, infatti, da un contratto parasubordinato a un contratto a tempo determinato di minimo due anni con maggiori tutele e migliori condizioni di lavoro (la tredicesima, un orario di lavoro definito, le ferie retribuite, l’indennità di malattia, la Naspi come sussidio di disoccupazione, la contribuzione previdenziale ordinaria), con conseguenti maggiori costi per atenei ed enti di ricerca. Tuttavia, aver imposto questa riforma senza, intenzionalmente, aumentare i fondi (la legge, anzi, prevede che gli atenei non possono spendere per la nuova figura più risorse di quante ne hanno spese in media negli ultimi tre anni per gli assegni!), e mantenendo le borse di ricerca (contratti di lavoro addirittura meno tutelati degli assegni di ricerca) svela il chiaro intento politico del governo Draghi: ritenere sacrificabili le migliaia di assegnist3 che saranno espuls3 e considerare “danno collaterale” il demansionamento di altrettant3, al fine di poter imporre una riforma dettata dal PNRR, rivendicandone addirittura aspetti positivi.

Riteniamo questa situazione del tutto inaccettabile! E’ necessario immediatamente prevedere tempi più lunghi di transizione al nuovo regime contrattuale, e soprattutto maggiori finanziamenti: sia per sostenere economicamente i nuovi contratti più onerosi, ma soprattutto per prevedere un reclutamento ordinario e straordinario del personale docente. L’aumento dei fondi deve tuttavia essere associato a una improrogabile riforma dei criteri di attribuzione delle risorse, per contrastare il crescente divario in termini di finanziamenti e di reclutamento delle/dei ricercat3 tra le “università di serie A”, (ovvero gli Atenei e i Dipartimenti maggiormente integrati nelle logiche produttive) e le “università di serie B” (in particolare quelle del sud Italia, gli Atenei più piccoli e in generale quei dipartimenti afferenti a settori disciplinari umanistico-sociali), nonché tra SSD forti e SSD deboli relativamente alla loro maggiore o minore funzionalità all’economia di mercato.

Inoltre, dopo almeno un decennio privo di dibattito pubblico sull’università, crediamo che questa occasione sia fondamentale per ricostruire un confronto aperto e trasversale e provare a ragionare con uno sguardo più ampio e di lunga durata sull’università italiana.

Di seguito le principali rivendicazioni e proposte di mobilitazione nate nei mesi precedenti l’assemblea e durante quest’ultima. Punti aggiuntivi e modifiche verranno discusse in vista della mobilitazione nazionale.

PIATTAFORMA RIVENDICATIVA

  • Aumentare il Fondo di finanziamento ordinario (FFO) di almeno 1 miliardo e mezzo, già dalla prossima finanziaria, eliminando l’attuale tetto di spesa (il premio Nobel Giorgio Parisi ha recentemente dichiarato che la ricerca necessita di un finanziamento aggiuntivo di circa 10 mld)

  • Prevedere un numero di “Contratti di Ricerca” pari almeno agli assegni attivi al momento dell’entrata in vigore della legge. Inoltre, rimodulare i fondi dei progetti Prin, a partire dal bando 2020, per adeguarlo all’aumento dei costi del personale di ricerca

  • Aumentare il periodo di transizione (di almeno 2 anni), revisionando complessivamente le attuali norme previste

  • Reclutamento ordinario e straordinario di 5 mila strutturati all’anno

  • Reintroduzione contratto di ricerca a tempo indeterminato

  • ​Istituzione di un osservatorio relativo alla distribuzione e impiego dei fondi della Missione 4 del PNRR. Istruzione e Ricerca, con la pubblicazione di dati aperti su progetti, partenariati e impieghi risorse in tempo reale. 

  • Rivedere criteri allocazione delle risorse FFO (VQR, premialità, ruolo fondazioni private ecc.) allocate distintamente fra atenei/enti di ricerca/dipartimenti, comprese quelle PNRR, interloquendo necessariamente anche con l’ANVUR, CINECA

  • Durata massima di 2 anni dei contratti a tempo determinato, in accordo alla durata massima riconosciuta a livello nazionale dal Decreto Dignità

  • Abolizione delle borse di studio per attività di ricerca, forma contrattuale che non garantisce nessun diritto, neanche il sussidio di disoccupazione;

  • Abolizione immediata delle docenze a contratto in aggiunta a contratti di ricerca a tempo determinato e reintroduzione della figura Unica, senza far ricadere le docenze su3 Dottorand3 eliminando l’obbligo di supporto alla didattica

  • Richiesta d’introduzione di una normativa sui contratti di docenza da parte di personale non accademico:  introduzione di contratti nazionali, verifiche sulla necessita’ dei dipartimenti di assumere docenti esterni, obbligo di stabilizzazione per docenze ricorrenti,  revisione degli stipendi, obbligo di contratti con pagamenti mensili e tutele garantite.

  • Rafforzamento del diritto allo studio (es. riduzione tasse studenti, aumento offerta abitativa sostenibile, ecc.)

  • Abolire appalti ed esternalizzazioni al ribasso per il personale di servizio nelle università

  • Adeguata rappresentanza negli organi decisionali degli atenei, dipartimenti, facoltà, scuole etc. dei ricercatori e delle ricercatrici precar3, come rappresentanti di ciascuna categoria del personale (dottorandi, assegnisti etc.), con diritto di voto negli organi collegiali, in ciascuna istituzione universitaria, nonché prevedendo l’istituzione di luoghi (fisici e digitali) e momenti strutturalmente dedicati al confronto e allo scambio di conoscenze orizzontale tra student3, dottorand3, precar3 e loro rappresentanze.

  • Eliminare i dottorati senza borsa

  • Promuovere la valorizzazione dei PhD nelle valutazioni concorsuali come titolo di livello superiore alle formazioni post-diploma (master)

  • Abolizione del Cultore della materia

  • Aumento degli Spazi realmente utilizzabili dagli studenti

PROPOSTE DI MOBILITAZIONE

  • Riproduzione di pratiche a livello Dipartimentale (modello DICEA – Sapienza): confronto locale e di categoria; Confronto e convergenza col coordinamento nazionale; istituzione database delle mail degli assegnisti Sapienza; Rappresentazione istanze in Consiglio di Dipartimento prima ed in Senato accademico poi: richiesta informazioni e di rappresentanza negli organi di Ateneo e di Dipartimento, tra cui anche il Collegio dei direttori
  • Espressione di dissenso rispetto alle attuali distribuzioni delle attuali risorse economiche nei differenti campi di interesse (interventi militari e ricerca)
  • Percorso di dialogo con i soggetti istituzionalmente attualmente preposti, come per esempio: Ministero (con le sue differenti articolazioni territoriali), CNSU, CUN, CRUI, ANVUR
  • Necessità di convergenza con tutto il mondo universitario (docenti, studenti, parti amministrative…). Aprire in particolare interlocuzione con gli strutturati più ‘sensibili’ e con le attuali vertenze studentesche, per ampliare spazi democratici e di confronto nelle Università
  • 18 NOVEMBRE: giornata nazionale dello studente. Assumere quella giornata per un’azione/partecipazione anche nostre! ORGANIZZARE MOBILITAZIONI DECENTRATE E TERRITORIALIZZATE
  • SCIOPERO da organizzare entro dicembre (fermare la didattica e gli esami di profitto)
  • Creare account al di fuori delle Piattaforme commerciali per ReStrike (sito ecc.)
  • Sostenere l’informazione diffusa sulla nuova ‘legge’, sulle sue conseguenze e sui rischi e le ricadute concrete sulla ricerca di base
  • Interlocuzioni con Parlamentari per la presentazione di emendamenti alla prossima legge di bilancio
  • Organizzazione di un osservatorio permanente nazionale dedicato anche al monitoraggio della riforma e delle condizioni di lavoro all’interno delle università e dei centri di ricerca
  • Boicottaggio della piattaforma Cineca non caricando i prodotti della ricerca e simulazione dei possibili effetti economici a lungo/medio termine su dipartimenti e atenei legati all’assenza del nostro lavoro
  • Nuovo incontro nazionale telematico di aggiornamento a valle della mobilitazione del 18 novembre
  • Aggiungere nei ringraziamenti di tutti gli articoli in cui hanno partecipato precari “questo articolo è stato scritto nonostante la legislazione che non tutela le figure precarie”
  • “full paper” condiviso – Una vera Riforma dell’Università scritta dai ricercatori e le ricercatrici